Laif is nau

Non me ne intendo, però, da quello che ho capito, in televisione vige una regola precisa, ovvero: ” deve sempre succedere qualcosa”.

Il lavoro dei vari autori televisivi verte molto spesso a creare quelle situazioni dove tutto può precipitare.
Tutto questo, nei cosiddetti programmi leggeri – parliamo di show, reality, intrattenimento, ma anche di certi talk show impegnati – significa far litigare la gente.
E’ un fenomeno che abbiamo tutti notato da anni.
Il meccanismo è semplice, anche se richiede competenze elevate: si va a pescare nei lati più oscuri delle personalità dei personaggi o “casi umani” coinvolti e quindi si creano contesti e dinamiche opportune al fine di scatenare crisi, incidenti relazionali, fraintendimenti.
I conseguenti scontri vengono poi gestiti più o meno bene dal conduttore di turno.

Perché tutto ciò accada, vengono utilizzate competenze di alto livello: coloro che lavorano dietro le quinte della tv, raramente sono persone banali (almeno secondo la mia esperienza).

Comunque il dato che emerge è che siamo come inconsapevolmente attirati dallo scontro.
E questa non è certo una novità.
Quello che è curioso è il contesto…

Proviamo a riflettere su questa cosa: la stragrande maggioranza delle pubblicità che intermezzano questi programmi “urlati”, ci offrono serenità e certezze.
E’ sicuramente uno strano processo: nello stesso strumento mediatico – ovvero la tv – siamo attirati dalle urla al fine di diventare consumatori di merci che ci indicano la strada del benessere (automobili sempre più affascinati, cibo sano, fondi pensioni rassicuranti, creme rivitalizzanti, vacanze scacciapensieri…).

La strategia è alquanto curiosa: la TV è costretta a far litigare la gente, altrimenti le multinazionali non possono essere messe nelle condizioni di pubblicizzare che “Life is Now”, “Più sorrisi, meno stress”, “Il gusto pieno della vita”, etc etc.

Bisogna capire se questa è magari solo una semplice contraddizione (beh, anche se lo fosse?) oppure anche una schizofrenia o qualcosa del genere che può nel futuro, magari immediato, portarci verso scenari vantaggiosi o meno.

Proviamo a pensare…
…se la tv fosse un tantino più moderata, più costruttiva e meno “deficiente”, la Fiat venderebbe le stessa quantità di auto?
Qualora fosse, le auto sarebbero le stesse?
Qualora fosse, quali plus differenti dovrebbero avere?

Proviamo a trasferire queste domande in altri ambiti, ad esempio il turismo…
La nostra Riviera di Rimini e Riccione, se si urlasse di meno, come sarebbe differente?
Se la nostra società fosse meno televisiva (tutti mi hanno insegnato che lo è), come dovremmo pensare le nostre spiagge, i nostri alberghi, i nostri parchi?
Nella stessa maniera?

Forse, riflettendoci s,u potremmo trovare un ulteriore modo di pensare al futuro delle nostre cose.
E questo non guasterebbe.

Rimini, 28 maggio 2006

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